Il Borgo
Genga è un piccolo borgo medievale, accuratamente ristrutturato, paese natale di Papa Leone XII dei Conti della Genga. Bandiera Arancione Touring Club, il Comune è proprietario del complesso ipogeo Grotte di Frasassi (www.frasassi.com, gestito dal Consorzio Frasassi), all'interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Passeggiando
Racchiusa tra le mura del medioevale castello e luogo natio di Papa Leone XII (1823-1829), al secolo Annibale della Genga (1760-1829), Genga è sede oggi del Comune e del Consorzio Frasassi, ente che gestisce le celeberrime Grotte. Oltre alle chiese di San Clemente e Santa Maria Assunta è presente il Museo Arte, Storia e Territorio che mira raccontare la straordinaria storia di questo paese e del suo territorio incastonato tra le montagne e caratterizzato dalla presenza della Gola di Frasassi e delle sue cavità carsiche, luoghi che racchiudono un patrimonio di straordinario interesse non solo geologico e naturalistico ma anche storico e culturale. Il percorso museale si snoda in due sezioni distinte: la sezione preistorica illustrata attraverso un percorso per immagini, insieme alla copia della Venere di Frasassi, statuetta paleolitica rinvenuta nella Gola di Frasassi e quella storico-artistica con opere e manufatti che vanno dal XV al XIX secolo. Tra queste spiccano le preziose opere su tavola del pittore quattrocentesco Antonio da Fabriano influenzato da Piero dalla Francesca, la Madonna con il Bambino, scultura attribuibile alla bottega di Antonio Canova e opere di pittura fiamminga conservate non sono a Fabriano e Genga, ma diffuse nei musei di tutto il mondo tra cui la Walters Art Gallery di Baltimora.
A Genga è presente un centro di recupero di rapaci del WWF ed è sito di partenza del sentiero del Papa che conduce nella Valle Scappuccia, area floristica protetta caratterizzata da una biodiversità vegetale e animale unici all’interno del territorio del Parco Gola della Rossa e Frasassi.
La Gola di Frasassi è una profonda e stretta valle lunga quasi tre chilometri, scavata dal fiume Sentino tra le pareti calcaree del Monte di Frasassi e del Monte Vallemontagnana. Lungo le pareti della gola si aprono una serie di grotte che sono state frequentate dall’uomo nei vari periodi della preistoria e della storia: tra le quali le Grotte di Frasassi, la Grotta della Beata Vergine e la Grotta del Mezzogiorno. Tra enormi stalattiti e stalagmiti, il percorso turistico si estende per circa 1,5 km e offre al visitatore un’esperienza unica nel cuore della terra attraverso una storia lunga milioni di anni. Per i più avventurosi c’è poi la possibilità di affrontare due percorsi speleologici: armati di elmetto, tuta e apposite imbragature, le guide speleologiche conducono il visitatore fuori dal tradizionale tracciato, alla scoperta di cavità altrimenti non visitabili.
La Grotta della Beata Vergine di Frasassi proviene una delle più antiche e importanti manifestazioni artistiche dell’uomo paleolitico in Italia, la Venere di Frasassi, una statuetta risalente a 28.000-20.000 anni fa. Scoperta casualmente nel 2008, la statuetta, realizzata su un frammento di stalattite, è alta 8,7 centimetri e pesa poco più di 60 grammi. L’immagine, imponente nonostante le ridottissime dimensioni, mostra una figura femminile nell’atteggiamento inconsueto di protendere in avanti gli avambracci, con le estremità giunte quasi in segno di preghiera o di offerta. All’interno della Grotta della Beata Vergine sorgono due santuari in una splendida posizione rialzata che offre una vista panoramica su tutta la Gola. Il più antico, Santa Maria Infra Saxa, già citato in documenti risalenti all’anno Mille, è un piccolo edificio addossato alla parete rocciosa e per metà sospeso sul dirupo a strapiombo. Era legato a una comunità monastica femminile il cui monastero si trovava presumibilmente sulla sommità della montagna. Proprio al centro della grotta sorge il Santuario Madonna di Frasassi, denominato anche tempio del Valadier perché per forme stilistiche viene tradizionalmente attribuito all’architetto Giuseppe Valadier. In stile neoclassico, fu commissionato all’inizio del XIX secolo dal cardinale Annibale della Genga, il futuro papa Leone XII, e inaugurato nel 1828. Sull'altare, costruito con alabastro del luogo, era venerata una statua della Vergine con Bambino, in marmo bianco di Carrara, realizzata dalla bottega di Antonio Canova, oggi custodita al Museo di Genga “Arte Storia Territorio. Ogni anno durante il periodo natalizio, questo angolo di paesaggio diventa lo scenario naturale di una delle rappresentazioni di presepe vivente più importanti e suggestivi d’Italia, cui prendono parte circa 300 figuranti.
L’Abbazia di San Vittore delle Chiuse, imponente edificio romanico a croce greca risalente al XI sec. in corso di riconoscimento bene patrimonio UNESCO, è uno dei più significativi monumenti di età romanica delle Marche. Annesso alla chiesa è presente il Museo Speleopaleontologico e Archeologico, appositamente istituito per custodire un fossile di ittiosauro ritrovato nel 1976 in località Camponocecchio, nel Comune di Genga, a seguito dei lavori di realizzazione della galleria di Gattuccio lungo la S.S. 76 Ancona- Fabriano. Di fronte alla chiesa, un ponte il cui basamento di origine romana è difeso da una torre medievale.
Pierosara è una frazione di 80 abitanti del comune di Genga. Fu un importante castello di origine longobarda che ebbe vasta sovranità sul territorio circostante.
Dell'antico Castrum Petrosum rimangono oggi le due cinte murarie, le relative porte ovvero
Ianua Castris e Porta Geronis e la torre di difesa longobarda risalenti all’XI secolo. Pierosara è nota anche per una leggenda tramandata sino ai giorni nostri: quella di Piero e Sara. Si narra che il conte di Rovellone, feudatario del Castello di Rotorscio, conobbe una fanciulla di nome Sara abitante a Castel Petroso. Affascinato dalla bellezza della giovane, s'innamorò di lei, ma decise di rapirla poiché era promessa sposa ad un altro castellano di nome Piero. Una notte, il feudatario s'introdusse all'interno del castello e riuscì nel suo intento. Tuttavia gli abitanti del luogo si accorsero subito del misfatto e per evitare il peggio chiusero le porte di accesso e iniziarono una violenta battaglia contro i cavalieri seguaci deconte di Rovellone. Durante la rissa, il conte, vistosi alla resa, uccise la bella Sara che teneva fra le braccia. Sopraggiunto Piero piombò addosso all'uccisore, il quale, brandendo una scure, colpì anche lo sfortunato giovane che cadde morente vicino alla sua giovane amata e con un ultimo abbraccio le spirò accanto. In ricordo di questo triste avvenimento, Castel Petroso, da quel giorno, assunse il nome di Pierosara.
Il borgo in cui sono presenti le chiese di San Sebastiano Martire e Maria Vergine delle Grazie è oggi un punto di riferimento per gli amanti del trekking, come il sentiero che conduce alla Grotta del Mezzogiorno e al Foro degli Occhialoni, o il noto Sentiero dell’Aquila, i quali offrono la possibilità di escursioni mozzafiato nei punti più panoramici e suggestivi della Gola di Frasassi.
Infine Pierosara costituisce una delle mete principali per climbers che si cimentano nelle diverse pareti di arrampicata e di speleologi in esplorazione delle molteplici cavità carsiche esistenti nel Parco Gola della Rossa e Frasassi.